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Luca Enoch

di Stefano Perullo

 

Sprayliz (c) Luca EnochCiao Luca e benvenuto sulle pagine virtuali di AmazingComics.it. Come è ormai consuetudine del nostro salottino ti invito a presentarti ai nostri lettori parlandoci un po' di te. Chi è Luca Enoch?

 

Sono nato a Milano, ben 40 anni fa. Ho vissuto a Monza dove ho fatto il liceo scientifico e ho sempre coltivato la passione per i fumetti e per raccontare storie. Amo la lettura e il cinema, che sono fondamentali per la creatività personale. Sono cresciuto con i fumetti di Alex Raymond (Flash Gordon), Russ Manning (Tarzan), Magnus (Alan Ford, lo Sconosciuto, i Briganti), Moebius (lui e tutta la scuola di Metal Hurlant), Gimenez, Zanotto e la scuola argentina, Pazienza (Tutto!) e infine gli autori giapponesi (Otomo e Shirow, sopra tutti).

 

Dopo un inizio professionale come grafico ed illustratore, sedotto dal richiamo dal richiamo delle nuvole parlanti, sei diventato un autore di fumetti. Cosa ti ha convinto a cambiare radicalmente lavoro ed a tentare la più rischiosa strada di una carriera da fumettaro? Con quali ammalianti argomenti sei stato sedotto?

 

In realtà, per me, la professione di grafico e illustratore era solo un palliativo in attesa di realizzarmi come autore di fumetti. La mia aspirazione è sempre stata solo quella e ho potuto realizzarla solo a trent'anni suonati.

 

Come hai appreso l'arte del disegnare, sei autodidatta oppure hai seguito degli studi, magari in una delle tante scuole di fumetti disseminate nella nostra penisola?

 

Totale autodidatta. Infatti sbaglio ancora un primo piano a "tre quarti" su tre.

 

Dopo una manciata di racconti brevi riesci a produrti in una impresa che a fumettisti molto più anziani e scafati può non riuscire nell'arco di una intera carriera: dai vita a SPRAYLIZ; un personaggio a tutto tondo che, come si suo dire, buca la pagina risquotendo in breve tempo un enorme successo di critica e di pubblico. Come è nata SPRAYLIZ?

 

Sprayliz nasce nel '92 sulle pagine dell'Intrepido, su richiesta di Sauro Pennacchioli che voleva storie metropolitane con protagonisti giovani, possibilmente femminili. Il mondo dei graffiti urbani mi affascinava, anche se ne ero estraneo, ma ho sempre avuto una passione per Keith Haring. Ecco, quindi, nascere la giovane e atletica graffitara, con il suo codazzo di amici e spasimanti.

 

Le avventure di SPRAYLIZ si caratterizzarono immediatamente per la forte commistione di generi e per la molteplicità di temi trattati. In particolar modo era molto forte la volontà di denunciare le brutture di un certo tipo di politica (stiamo parlando dei primi anni '90, dei tempi della Milano da Bere, del socialismo rampante e degli effetti deflagranti che stava per produrre su quel mondo lo scandalo "tangentopoli" - NdStefano), ma anche di un certo pensiero "illuminato" e "benpensante". Quelle storie ti hanno mai creato problemi di censura o pesanti critiche dal pubblico?

 

Per Sprayliz seguivo solo la mia vena creativa senza alcun vincolo redazionale; le prime avventure dell'Intrepido erano molto spontanee e poco "pensate", a differenza di quelle dei pocket della Star Comics, che dovevano avere un episodio autoconclusivo ogni mese. Sull'Intrepido potevo permettermi di iniziare una storia anche senza sapere dove sarei andato a parare.

 

Sprayliz (c) Luca EnochMi sorprende pensare alla grande libertà di azione che l'editore lasciò ad un autore quasi esordiente. Come spieghi questo coraggio?

 

Sia l'editore della Universo che quello della Star erano "editori assenti". Probabilmente i fumetti neppure gli piacevano. Di certo i miei non li leggevano. All'Universo il controllo era solo redazionale, mentre alla Star mancava pure quello.

 

Oggi la situazione politica è certamente molto differente da quella in cui SPRAYLIZ è nata; Il clima politico è decisamente peggiorato, il dialogo tra parti non esiste o se esiste è limitato ad uno sterile scambio di accuse e di insulti. Come sarebbe SPRAYLIZ se fosse nata oggi?

 

Sicuramente una No Global, se si vuole utilizzare un'etichetta appiccicata dai media a questo vasto ed eterogeneo movimento. Probabilmente sarebbe più addentro alla cultura hip hop e dividerebbe la sua passione per l'aerosol art con i raid dei "disobbedienti".

 

Dopo quasi una ventina di episodi pubblicati sulle pagine dell'intrepido, SPRAYLIZ cambiò editore e formato editoriale approdando alla Star Comics. Cosa ricordi di quella sfortunata esperienza?

 

Dico solo che se non avesse chiuso all'undicesimo numero per volontà dell'editore, avrebbe chiuso al dodicesimo per esaurimento psicofisico dell'autore. Stavo tenendo una media lavorativa insostenibile anche per un baldo trentenne.

 

Quante ore al giorno lavoravi?

 

Diciamo che tiravo fino a mezzanotte. Avevo il mio tavolo da lavoro in camera da letto e mia moglie si addormentava con me ancora chino sulle tavole. Non poteva durare ancora a lungo…

 

Ho sempre pensato che il formato pocket si fosse rivelato poco adatto alla pubblicazione di Liz, e che anche tu non riuscissi a dare del tuo meglio sulle pagine del mensile. Le storie apparivano un po' sbilanciate con tempi narrativi che alle volte sembravano tra loro discordanti. Eppure credo che quella esperienza ti sia servita davvero molto per velocizzare la tua crescita professionale. Che tipo di difficoltà incontrasti affrontando una serie di 96 pagine mensili?

 

Fu la prima volta che mi trovai a cimentarmi con storie di una certa lunghezza, con un numero di pagine finito che dovevano avere una storia conclusa. Prima, all'Intrepido, non avevo di queste esigenze e sicuramente l'esperienza alla Star mi ha aiutato a crescere come soggettista e come sceneggiatore e mi ha preparato per lo sbarco alla Bonelli.

 

A causa delle scarse vendite la serie ebbe vita breve, solo undici numeri. Di certo si sa che non gradisti il trattamento che l'editore ti aveva riservato al punto che, nel primo numero della successiva incarnazione editoriale di Liz, lo inseristi come barbone. Ci puoi rivelare oggi quali motivazioni generarono quei dissapori?

 

Smentisco categoricamente che il personaggio comparso come "barbone" e "venditore di patate", nel primo episodio della terza serie di Sprayliz, fosse l'editore della Star! Questo per gli avvocati della casa editrice.

 

Ritieni che fosse davvero impossibile soddisfare la tua richiesta di chiudere la serie con il dodicesimo episodio? Se ricordo bene l'ultimo numero pubblicato non era neanche disegnato da te …

 

La comunicazione della chiusura della serie all'undicesimo numero mi arrivò da una segretaria della Star. Non ci fu alcuna possibilità di discutere della cosa, magari pensando a un episodio conclusivo in cui tirare le somme, perché l'editore non si fece neppure sentire, si negò al telefono e non rispose ai miei fax.

 

Sprayliz (c) Luca Enoch / Legs (c) Sergio Bonelli EditoreCon colpo a sorpresa, alla chiusura di SPRAYLIZ, migrasti alla Sergio Bonelli Editore ed iniziasti a lavorare su un personaggio che per impegno e tipologia di avventure rappresentava l'antitesi di della tua creatura: LEGS WEAVER. Come mai approdasti proprio sulle pagine di Legs?

 

Legs Weaver era l'unica serie della casa editrice che poteva accogliere il mio segno, molto caratterizzato e poco bonelliano. Antonio Serra mi accolse nella scuderia di Legs con grande entusiasmo e realizzai due sue sceneggiature, cosa che mi aiutò a calarmi nella dimensione narrativa della Bonelli.

 

Dopo un inizio carriera contraddistinto da una certa libertà creativa e da un approccio "autoriale" al fumetto, come è stato lavorare per un grosso editore, dove immagino ci siano standard e regole da seguire, e per di più su un personaggio che non avevi creato tu?

 

Venendo da un'esperienza come autore completo, con già all'attivo una testata realizzata interamente da me, come la Sprayliz della Star, alla Bonelli ho avuto subito una certa libertà di movimento anche con un personaggio come Legs. Quando poi ho iniziato a scrivere io le storie, la mia libertà d'azione è ulteriormente aumentata.

 

Ti sentivi in sintonia con Legs?

 

Legs non aveva delle linee guida rigide come quelle di Nathan Never o Dylan Dog. Era un personaggio più malleabile, meno granitico della sua controparte maschile, e si poteva quindi giocarci un po', prendersi delle libertà, insomma. Io poi l'ho un po' trattata male; le ho distrutto l'appartamento un paio di volte, l'ho coperta di pustole e bubboni da far paura, e via così, ma in fondo mi era simpatica. Certo che, a forza di disegnare misure di reggiseno oltre la quarta, uno poi ha una reazione contraria; infatti Gea, poverina, è proprio piatta.

 

Le prime storie che hai disegnato per LEGS erano state sceneggiate da Antonio Serra. Se non sbaglio si è trattato in assoluto della prima volta che ti sei ritrovato a lavorare su storie non sceneggiate da te. Che tipo di approccio hai avuto con quelle storie? Hai avuto difficoltà a trasformare in tavole compiute le "fantasie" di altri?

 

Prima e unica occasione, per ora, in cui ho lavorato su sceneggiature altrui. Questo è molto utile per la crescita di un autore; ci si trova a fare i conti con l'immaginario di un'altra persona e ci si deve sforzare per farlo funzionare sulla carta. Finchè uno disegna le proprie storie è facile che sia indulgente con se stesso: disegna solo le cose che gli piacciono e che gli "vengono bene", se non ama le figure intere, le evita; se si stufa a fare gli sfondi, glissa con qualche trucchetto. Lavorando su sceneggiature di altri autori, questo non è possibile.

 

Un breve rodaggio su Legs e poi la consacrazione con una testata tutta tua: GEA. Come è nata questa eroina adolescente?

 

Gea nacque introno al '93-'94, ai tempi dell'intrepido, quando disegnavo "Sprayliz". Doveva essere un sostituto per la graffitara, nel caso mi avessero chiesto di interromperne la produzione e di tirare fuori un altro personaggio femminile, com'era nella linea della rivista. Gea era una ragazzina che praticava Kendo, girava con uno scooter e suonava la chitarra elettrica in una garage band, sognando un contratto con una etichetta indipendente. Invece Sprayliz andò avanti e Gea attese nel cassetto tempi migliori, che arrivarono nel '98 quando Bonelli mi chiese di realizzare una serie interamente autogestita, sia testi che disegni. Aggiunsi a Gea il tema fantastico della "sentinella" che contrasta le invasioni da altri mondi e iniziai a documentarmi seriamente sulla mitologia ebraica, cristiana e induista, oltre alla varia fuffa esoterica ottocentesca, in cui si trovano delle vere chicche per imbastire delle belle storie, tipo la "Dottrina Segreta" di Madam Blavatsky, un nome che è tutto un programma…

 

Gea (c) Luca Enoch / Sergio Bonelli EditoreCon GEA hai ripreso molti dei temi che avevi già affrontato su LIZ. L'impegno politico, la solidarietà verso quelle persone che il pensiero comune considera "diversi", la trasgressione ecc. C'è qualche tema che l'editore ti ha proibito di affrontare?

 

Non mi è stato espressamente proibito nulla. Conoscendo la casa editrice so benissimo che, come non si possono rappresentare scene di sesso esplicito, così non si possono affrontare temi politici riconducibili alla cronaca. Ma, per il resto, ho totale libertà di scrittura.

 

Leggendo le opinioni dei lettori nel forum dedicati ai fumetti ho scoperto che una significativa parte dei tuoi detrattori ritiene che con GEA hai voluto creare una serie in cui hai, seguendo quelli che sono i dettami dell'industria Hollywodiana, voluto rappresentare un po' tutte le minoranze possibili ed immaginabili, creando un fumetto poco credibile in cui molti personaggi sembrano messi lì solo per soddisfare le esigenze dei lettori appartenenti alle minoranze. Cosa vuoi rispondere a chi ti muove queste accuse?

 

L'accusa di "politically correct" e di "buonismo" mi perseguita sin dall'inizio delle avventure di Gea. Ripeto ciò che ho già detto e scritto al riguardo. Due parole sul "politically correct". Lo detesto. È una moda che viene da oltreoceano e noi in Italia ce la siamo sorbita d'un fiato così come abbiamo fatto con MacDonald's, la Coca Cola e il termine "di colore" al posto di "negro". Bisogna dire che alla base di questo atteggiamento sta un principio sacrosanto: il rispetto di ogni minoranza e la sua tutela. La sua grande debolezza è che viene imposto dall'alto, come norma di comportamento, e non dal basso come sistema di educazione. Ecco perché c'è già in atto una legittima reazione a questa regola artificiosa. Io, nei miei fumetti, cerco sì di fuggire da atteggiamenti come questo (e non è detto che sempre ci riesca) ma mi schiero decisamente da una parte o dall'altra. Quindi prendo posizione. Lo facevo con Sprayliz e lo faccio anche adesso con Gea. La differenza sta nel fatto che prima si trattava di un fumetto di nicchia, dove ciò era tollerato, se non addirittura richiesto, dai lettori; adesso, con un pubblico più vasto ed eterogeneo come quello bonelliano, il numero di persone in disaccordo con le mie prese di posizione aumenta ed ecco fiorire le polemiche. Gea è una "minorata" e una "fuori casta": ha vari handicap fisici (fotofobia e acromatopsia), è orfana e vive fuori da ogni regola sociale che riguarda i minorenni, regole che tutti noi diamo per giuste e sacrosante. La sua missione di "Baluardo" la mette in contatto con i "cattivi", certo, ma soprattutto con i diseredati, i migranti dimensionali, in cui è facile riconoscere i "sans papier" dei nostri giorni. Trovo quindi naturale che, oltre alle superficiali amicizie da "rave" di cui si circonda, lei si senta più vicina a personaggi che il "sentire comune" giudica come emarginati o devianti; ecco dunque Leonardo e Sigfrido.

 

E' vero che GEA è un progetto che prevedi di concludere con il numero 20?

 

Vero. Sin dall'inizio la mia intenzione era quella di chiudere la parabola narrativa di Gea allo scadere del contratto decennale con Bonelli, quindi al numero 20. Nulla vieta di concluderla prima se sentissi l'urgenza di raccontare qualcos'altro.

 

Alla conclusione di questo contratto decennale, credi che continuerai a collaborare per la Bonelli, oppure vorresti provare a percorrere nuove strade editoriali?

 

Mancano cinque anni alla fine del contratto con Bonelli; è un po' presto per ipotecare il futuro… Con Bonelli mi sono trovato molto bene e mi piacerebbe riuscire a portare avanti altre iniziative editoriali con lui. Magari cose che si allontanino dallo standard bonelliano del personaggio seriale. Delle storie autoconclusive, in cui affrontare temi e personaggi che non trovano posto nelle pubblicazioni classiche della casa editrice. Si vedrà.

 

Cosa ci riserva il futuro di GEA?

 

L'Apocalisse. Già nel prossimo numero viene introdotto il nuovo "nemico numero uno". Colui che possiede le chiavi per rompere il Sigillo e aprire le porte dell'Abisso.

 

Gea (c) Luca Enoch / Sergio Bonelli EditoreChe importanza ha l'impegno politico nella tua vita?

 

Sono pigro, per cui l'impegno politico ed io non siamo compatibili. Sono invece curioso, mi piace scavare nelle notizie e ho una naturale tendenza a indignarmi per ogni forma di ingiustizia. Come attività sul campo, se vogliamo chiamarla così, compio una costante ricerca di informazioni alternative alla brodaglia dei nostri tiggì, su Internet, su pubblicazione alternative come "Carta", nelle rassegne della stampa estera come "Internazionale" e le divulgo tramite una mailing list.

 

Ti andrebbe di dirmi l'indirizzo della mailing list?

 

Sei tu che dovresti darmi il consenso per includerti nella mailing list, perché la cosa funziona così: un gruppo di poveracci sono stati selezionati per essere molestati settimanalmente dalle mie missive, con tanto di articoli trascritti e immagini inedite, o quasi, a commento. Quasi mai ci sono riflessioni mie, perché non credo che possano interessare a qualcuno e sarebbe alquanto presuntuoso volerle imporle. Con i ragazzi di uBC stiamo discutendo per creare un mio blog all'interno del sito, in cui far confluire tutto quello che produco. Anche questo si vedrà.

 

Hai mai ricevuto lamentele da parte di lettori che non apprezzavano il tuo punto di vista riguardo alcune tematiche affrontate sulle pagine di Sprayliz o Gea?

 

Dai lettori che mi scrivono, poche lamentele. Di solito mi mandano lettere in cui si complimentano per il mio lavoro. Sui newsgroup, invece, le critiche fioccano, assumendo talvolta i toni dell'invettiva. Buon segno, vuol dire che le mie storie li hanno colpiti ;-P

 

L'ultima tua creazione, in ordine temporale, è MORGANA. Ci puoi introdurre al personaggio? Di quanti numeri credi che sarà composta questa serie?

 

L'intera vicenda di Morgana dovrebbe essere composta, nei nostri progetti megalomani, di tre trilogie e un episodio conclusivo. Ogni trilogia è strutturata per concludersi, nel caso le vendite non siano soddisfacenti. Per come sta andando in Francia, credo proprio che almeno le prime due trilogie si faranno.

 

Chi è Morgana? Potresti fornirci una descrizione del personaggio e dell'ambientazione in cui agisce?

 

E' un mondo iper tecnologico, dove l'intero universo è stato colonizzato dalla razza umana; la storia si ambienta in un futuro remoto, dove alla tecnologia si affiancano le arti magiche, intese come il controllo e l'utilizzo di forme di energia sconosciute ai più. Morgana è un guerriero, una "cercatrice", impegnata in una Cerca ai quattro angoli dell'universo, per il possesso degli "Arcani", manufatti antichissimi di una razza ormai estinta, che possiedono enormi poteri e il cui fine ultimo è sconosciuto alla stessa protagonista. Nella vicenda Morgana è affiancata da Merlino, un androide dall'origine misteriosa, e da Rosso, un topo antropomorfo e quadrumane, legato a lei da un debito d'onore.

 

Che cadenza avranno i volumi di Morgana?

 

Nelle nostre intenzioni, e nella speranze degli HA, dovrebbe uscire un nuovo episodio all'anno, ma questo dipende dalla produzione di Mario.

 

Morgana è un fumetto prodotto da LES HUMANOIDES ASSOCIES per il mercato franco/statunitense. Come è nata la collaborazione con questo storico editore d'oltralpe?

 

Insieme a Soleil, gli HA sono stati gli editori che immediatamente si sono detti interessati al progetto, sedotti dai disegni di Mario (Alberti, bravissimo, NdMaT). In seguito ci hanno fatto delle gran pulci al soggetto, che poi è quello di cui avevamo bisogno: degli "editor" che ci seguissero passo per passo e ci tenessero per mano in questa nostra prima incursione nel mercato francese. Altrimenti saremmo andati allo sbaraglio e non credo che il prodotto finale sarebbe stato così buono.

 

Morgana (c) Luca Enoch / Mario AlbertiCome è stata accolta MORGANA nei paesi in cui è stata presentata?

 

Molto bene; grandi apprezzamenti per i disegno e molto interesse per la storia.

 

Non credi che il prezzo con cui MORGANA è stato commercializzato nel nostro paese sia un po' troppo esoso? Una serie che si fregia della paternità di due ottimi autori molto noti ed apprezzati per le loro opere alla SBE non avrebbe meritato una diffusione più popolare?

 

Oi! Lamentatevi con Pavesio! Comunque non ritengo sia proponibile una "diffusione popolare" per una pubblicazione a colori e di grande formato come questa; anche volendo rinunciare alla copertina rigida, il prezzo sarebbe stato comunque elevato.

 

Splayliz, Gea, Legs Weaver ed ora Morgana … come mai ti occupi prevalentemente di personaggi al femminile?

 

Deve essere una cosa genetica, mi vengono solo femmine. Infatti ho due bambine, Elena e Isabella. Non si sfugge ai propri cromosomi!

 

Che tipo di sceneggiature realizzi, molto dettagliate all'europea oppure più "free" all'americana? Che tipo di approccio hai nei confronti di una sceneggiatura rivolta a te ed ad una destinata ad un altro disegnatore?

 

Lavorando per me stesso, parto da un soggetto abbozzato e ne realizzo uno storyboard completo, con le pagine ridotte a miniature, che mi serve per far calzare il racconto nelle 125 pagine e valutarne l'equilibrio narrativo. Quindi passo alla sceneggiatura, con i dialoghi completi perché va in mano alla letterista. Per quanto riguarda Morgana, io e Mario scriviamo soggetto e sceneggiatura insieme, mentre io realizzo lo storyboard di massima su cui poi lui lavorerà e modificherà in corso d'opera.

 

Durante la realizzazione di una sceneggiatura hai già in mente il pubblico a cui ti rivolgi, oppure pensi soltanto a sviluppare le tue idee indifferentemente dal mercato di riferimento? Mi spiego meglio, la stesura di un soggetto per Morgana [al di là del fatto che è scritto in collaborazione con Alberti], è realizzata con la piena coscienza che si tratterà di un prodotto diverso da un albo di Gea? [Cacchio su questa domanda mi sono quasi incartato! NdStefano]

 

Per quanto riguarda Gea, tenendo ben presenti le linee guida della casa editrice, seguo principalmente il mio piacere di disegnare storie che mi appassiona raccontare. Facevo la stessa cosa con Sprayliz all'Intrepido, con impostazioni editoriali differenti dalla Bonelli. A seconda della casa editrice per cui uno lavora, si producono lavori diversi, questo è ovvio. Per Morgana è stato più complesso, perché il mercato non era più quello italiano; c'erano delle esigenze precise da parte dell'editore a cui dovevamo sottostare: grande formato, colore, storia autoconclusiva, parabola narrativa frazionata in più episodi compiuti. Queste novità ci hanno costretto a cambiare mentalità e a impegnarci in un lungo studio.

 

In qualità di disegnatore, quali sono i tuoi strumenti di lavoro?

 

Nell'ordine: fogli Fabriano Tecnico 6 da 240 grammi, matita blu che non viene rilevata dallo scanner, pennino e china, Adobe Photoshop per l'elaborazione al computer.

 

Sprayliz (c) Luca EnochCome è strutturata la tua giornata tipo?

 

Uno schiavo del lavoro, con produzione calcolata e ritmi da catena di montaggio. Mi stanco solo a scriverne.

 

Cosa si profila nel tuo futuro lavorativo? C'è un progetto che sogni di realizzare?

 

Ho in ballo in Francia, sempre con gli HA, un soggetto "poliziesco" ambientato nel Giappone medievale che è ancora a livello di soggetto, per una serie ancora in studio. Con Bonelli, Stefano Vietti e io stiamo elaborando un progetto per un nuovo format narrativo e speriamo di arrivare presto alla fase operativa.

 

Sei ancora un appassionato di fumetti? Che cosa stai leggendo attualmente?

 

Leggo sempre di meno. Al momento mi sto godendo Sky Doll di Barbucci e Canepa, e mi sono finalmente letto l'incredibile "Storia dei tre Adolph" di Osamu Tezuka, che mi aveva sempre respinto per via dei disegni. Meno male che alla fine mi sono deciso!

 

Hai visto il film PAZ!? Che cosa ne pensi?

 

Macchè! L'ho snobbato perché non volevo vedere Zanna portato sullo schermo!

 

Hai detto di avere due figlie, temi che un giorno possano assomigliare ai tuoi personaggi … oppure lo speri? [Non mi dire niente … so che questa domanda è proprio alla Marzullo! - NdStefano]

 

Quando cominceranno a fare graffiti in cortile e a suonare con una garage band nel box sotto casa, le spedirò in un collegio svizzero o all'accademia militare!

 

Per me è tutto … credo proprio di aver abusato della tua disponibilità! Vuoi aggiungere qualcosa?

 

Sì, il pensiero di un filosofo dei nostri tempi: "Ormai in Italia siamo alla 'legislazione automatica': ogni reato di cui è accusato Berlusconi viene automaticamente cancellato da una legge apposita. Speriamo che prima o poi si faccia una canna". (Daniele Luttazzi)

 

Grazie.

 

Prego.

 

(10/07/2003)

 

   

 

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