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I Classici di Repubblica: Hulk

di Danilo Puce

 

"Travolto accidentalmente dall’esplosione di una bomba gamma, il dottor Bruce Banner, scienziato di fama mondiale, si è trasformato in una distorta versione di sé stesso […]”. E’ così che il Golia Verde viene presentato in una storia di David e Keown, “LA PSICANALISI DI HULK”, raccolta nel Volume di Repubblica a lui dedicato.

E’ stata una ottima scelta quella di raccogliere questa storia assieme ad altre come “ALL’OMBRA DELL’AIDS” o “PAROLE AMARE…”, ed il risultato è un Volume nel quale è veramente privilegiato l’aspetto psicologico di uno dei personaggi più complessi mai creati nella storia del fumetto.

Una distorta versione di sé stesso. Così Hulk è descritto nell’episodio prima citato. Una distorta versione di Bruce Banner. Perché Hulk non è un semplice mostro subumano, il semplice risultato di un processo radioattivo che si scatena mutando il corpo di Banner durante la sua rabbia. Hulk non è la rappresentazione della RABBIA di Bruce. Hulk rappresenta l’ANIMA di Bruce, la sua psiche, i suoi sentimenti più profondi e nascosti, il suo senso di sopravvivenza in un Mondo opprimente e forte, al quale si può rispondere solo con una forza altrettanto grande.

Hulk è la risposta dell’angoscia, della paura della rabbia che risiedono in Bruce Banner, e che vengono scatenati da un mostro dalle primitive fattezze.

In una storia del Volume saggiamente scelta, “SEMPRE NELLA MIA MENTE”, questo sentimento che opprime gli uomini, e che il razionale Banner riesce a tirare fuori trasformandosi nell’animalesco Hulk, ottiene la migliore delle definizioni. Bile Acida. Bile acida che corrode l’anima. “Spero che ti ci strozzi” ricorre come battuta, nella storia. La bile acida di Hulk che si trova a doversi rendere conto della caducità della vita, e della sua impotenza nel non essere in grado, neppure con le sue super-doti, di riportare alla vita Betty Ross.

La bile acida dell’Abominio, costretto a riguardare al suo passato con la consapevolezza di non poter tornare indietro. La bile acida che strozza, e che ognuno di noi vorrebbe esternare. Come fa Hulk, rappresentazione di quei sentimenti estremi che Banner non aveva mai tirato fuori, per paura delle conseguenze.

Hulk (c) Marvel ComicsUn corredo di storie scelte non per gustarsi una piacevole serie di avventure o di gloriosi combattimenti, ma storie decisamente rappresentative, che fanno riflettere sulla psicologia del personaggio.

La piacevolezza sta nell’assistere all’ordine cronologico delle storie, in modo da poter vedere l’evolversi della tecnica di disegno dagli anni ’60 sino alla più moderna trasposizione a fumetti del film dedicato al Golia Verde, uscito, casualmente (?) in contemporanea al Volume.

L’aspetto psicologico è descritto con esemplare perizia nell’introduzione; “Lui non è un supereroe, non combatte contro i malviventi, i cattivi, i nemici. Bruce Banner/Hulk deve piuttosto trovare una propria dimensione emotiva per riuscire a stare al Mondo. Tutto qui. Se vi sembra poco.”

E’ il genio di Stan Lee ad aver dato origine a questo fumettistico complesso di “Dottor Jeckyll e Mister Hyde”, e di Stan Lee viene riproposta la vita ed i successi, in questo Volume, soprattutto sottolineando l’importanza dei suoi fumetti che sono riusciti a capire una generazione con i suoi problemi ed i suoi profondi complessi, portando messaggi più che mai moderni ed innovativi, ed andando contro chi pensa che il fumetto non sia formativo. Se anche questo, vi sembra poco.

Da sottolineare è inoltre il ragionamento fatto nell’introduzione, dove ad Hulk viene contrapposta la figura di Heidi, un altro personaggio della fantasia il cui nome inizia per H., che porta un messaggio del tutto diverso a quello di Hulk. La Heidi a cui si fa riferimento è specialmente quella della versione a cartoon giapponese, nella quale la protagonista insegna a vivere nella montagna, dove ognuno può sfogare la propria anima e vivere la propria vita senza bisogno di trasformazioni fisiche, come accade a Banner. Un ragionamento difficile da comprendere, forse per la difficoltà nella concezione del paragone tra Heidi ed Hulk, ma che ha dell’incredibile e molti aspetti veri e che aggiungono riflessioni importanti.

Specialmente se si leggono tutte le storie nel Volume, dove le trasformazioni di Hulk sono molteplici, e non la classica mutazione da uomo a mostro verde. Molteplici quanto la sfaccettatura della psicologia di Bruce Banner e di qualsiasi altro essere umano.

Ma “Umano? Perché dovrei desiderare di essere umano?!” dice Hulk, nella sua prima apparizione, dove già si capiva la mentalità di un personaggio che cercava in tutti i modi di sfuggire alla realtà della vita di tutti i giorni, ripudiando la vita e l’aspetto di Bruce Banner per poter finalmente sfogare l’Hulk che c’è all’interno dell’anima.

 

(12/5/2004)

 

   

 

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