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Origini

di Francesco Farru

 

Wolverine (c) Marvel ComicsL'ammetto: la prima volta che ho sentito parlare del progetto del nuovo editor in chief Marvel, Joe Quesada, di rivelare le origini di Wolverine ho storto un po' il naso. Che bisogno c'era, mi domandavo, di svelare integralmente un mistero - quello delle origini del "ghiottone"- che durava da sempre (quasi 30 anni) e che da sempre aveva rappresentato uno dei principali punti di forza del personaggio ? No, narrativamente parlando non c'era bisogno di questa miniserie ma, d'altra parte, narrativamente parlando non c'era bisogno neppure dell'universo Ultimate, di U-Decide e di tutte le altre trovate di "Big Joe". Trovate che però hanno indubbiamente riempito le casse Marvel e, sotto questo aspetto, con "Origin" Quesada & C. hanno proprio fatto centro, facendo di questa mini uno degli eventi più attesi degli ultimi anni. Ma, anche mentre la Top 100 USA premiava ampiamente tutti i vari capitoli di questa serie, in me restava una certa insoddisfazione: per troppi anni avevo goduto delle storie di Logan proprio grazie al suo oscuro passato, agli indizi gettati ad arte, e con i misteri mai svelati del tutto, e ora la prospettiva di vedermii tutto "spiattellato" davanti "duro e crudo" in un certo senso mi spaventava. La paura era quella di ritrovarsi davanti un personaggio sminuito, privato della sua principale fonte di fascino. Timori amplificati dal fatto che, clamorosamente, Chris Claremont, il vero "padre putativo" di Wolverine, colui che ne aveva scritto tante storie portandolo al successo internazionale non era coinvolto nel progetto. E al suo posto chi? Paul Jenkins, ottimo scrittore certo, ma anche uno che non aveva mai scritto "una dico una" storia di Wolvie.

Ma in fondo c'era da aspettarselo, solo pochi mesi prima infatti X-Chris, interpretando alla perfezione timori e speranze di noi x-fan di vecchia data, alla solita domanda sulle origini di Logan rispondeva... "Non c'è bisogno che conosciate le origini di Wolverine, e comunque non credo che dovremmo rivelarvele. Se proprio volete ecco le sue origini: suo padre incontrò sua madre e la sua vita cominciò. Fine della storia. Se c'è gente lì fuori che vuole più di questo bene, benissimo. E' proprio così che devono andare le cose con Wolverine. Vogliamo che i lettori restino in attesa, vogliamo eccitare la loro immaginazione. Se ci sono almeno 100.000 persone lì fuori con la loro personale visione delle origini di Logan, questo non fa che aumentare la forza del personaggio. Se uno qualsiasi di loro si presentasse con una storia assolutamente splendida, forse la prenderemmo in considerazione.Fino ad allora, perchè diminuire la suspense? Insomma, se mi capitasse tra le mani la migliore storia mai scritta,allora d'accordo. Ma non ho ancora visto nulla di simile e non credo che la vedrò mai". Ora, Paul Jenkins non è certo uno di quei 100.000 fans che aveva nel cassetto "la storia migliore mai scritta". Senza che questo tolga nulla alle sue qualità, Jenkins ha iniziato a pensare a questa storia sicuramente solo dopo l'incipt di Quesada. Solo dopo la decisione di "ufficio" di narrare la genesi di Wolverine infatti, è iniziato il "toto-autori", e allo stesso modo sempre dopo (e sempre "d'ufficio" in vere e proprie "riunioni aziendali") si sono decisi tanti particolari della serie. Non è molto romantico leggere "ore 17: Quesada si incontra con Marts e Jemas per decidere il nome di Wolverine" (vedi Wiz 22 - Panini Comics) . Ma aldilà di questo, aldilà di tutte le mie perplessità da X-fan di vecchia data (troppo spesso "bigotto e conservatore") anche stavolta le tecniche di marketing di "mamma marvel" hanno fatto centro, e un po' come tutti, alla fine ho atteso con impazienza l'uscita del primo numero di "Origini". Generalmente, in caso di miniserie o story-arc sparsi in più albi, cerco di attendere la conclusione dell'intera saga per poi poterla leggere tutta d'un fiato, senza interruzioni. E' un modo come un altro per cercare di gustarsi al meglio la lettura. Eppure con "Origini" è stato difficile. Nel bene e nel male tanta era ormai la curiosità attorno all'evento, e soprattutto è sempre difficile resistere al "seducente invito" di superbi disegni come quelli di Andy "una famiglia una garanzia" Kubert, questa si una scelta davvero azzeccata. Allo stesso modo è stata estremamente azzeccata la scelta dei colori (la nuova colorazione digitale direttamente sulle matite) con cui Richard Isanove ha sapientemente dato all'opera un carattere evocativo e retrò (niente di più congeniale per una storia ambientata nel tardo 800) . E così alla fine ho ceduto, e solo poche ore dopo essere rientrato in casa col mio primo numero di "Wolverine: Origini" ho iniziato a leggerlo.

Wolverine (c) Marvel ComicsApriamo un attimo una parentesi sull'edizione italiana: la Panini ha pubblicato l'intera miniserie in 3 albi brossurati di 48 pag ( stessa formula che poi sarà riutilizzata per "Spider-Man: Blue" e, pare, per il ritorno in edicola di Capitan America). Personalmente avrei preferito la pubblicazione su un singolo volume, ma è indubbio che così, grazie al limitato prezzo, anche in italia è stato possibile raggiungere il grande pubblico. In fondo per la pubblicazione in volume si può anche attendere un secondo momento, quel che è certo però è che "Origini" merita anche una pubblicazione "deluxe" e, soprattutto, merita di essere messo in bella mostra sui nostri scaffali. Perchè alla fine, nonostante tutti i miei pregiudizi, bisogna ammettere che quella partorita da Jenkins & C. è una bella storia, un ottimo "romanzo a fumetti" e, sicuramente, una delle cose migliori sfornate dalla Marvel negli ultimi anni. "Romanzo a fumetti" non è un espressione che ho usato a caso : leggere "Origin" infatti equivale a immergersi in un ambiente estraneo alla maggior parte delle storie Marvel, sia come tempo (il XIX° secolo) che come ambientazione (la rurale campagna canadese) e, soprattutto, sono estranei al "Marvel style" gran parte dei toni, delle tematiche e del ritmo tenuti lungo tutto il racconto. Racconto che, proprio come nei tipici romanzi epistolari di fine 800, prende il via dal diario della piccola "rossochiomata" Rose (una Jean Grey ante litteram?), dove scrive dei suoi rapporti con la ricca famiglia Howlett . Specie nei primi due capitoli, leggendo le avventure degli Howlett (del piccolo e invalido James, del gentile padre, della riservata e misteriosa madre, del burbero nonno, di Dog, della servitù e dei misteri che li circondano ) sembra di leggere una vera e propria "saga familare", simile a quelle che affollano gran parte della BD franco-belga. Poi, improvvisamente, nelle ultime pagine del primo volume, "viene fuori" (è proprio il caso di dirlo) la componente che ci fa riconoscere questo come un fumetto Marvel e, soprattutto, per la prima volta "vengono fuori" gli artigli che squarciano quasi trent' anni di misteri attorno alla vera identità di Wolverine.

Non stò qui a ricordare il vero nome di Logan, se c'è qualcuno che non ha ancora letto "Origini" è giusto che si goda uno dei più belli e importanti colpi di scena della storia dei comics Marvel. Quello che invece mi preme sottolineare è il fatto che Jenkins, che come già ricordato non aveva mai lavorato su Wolverine, sia riuscito a costruire una storia forse a tratti un po troppo retorica, ma comunque avvincente e, soprattutto (e questo è il suo grande merito), che tiene conto di gran parte di quello che già si sapeva sul passato di Logan (la "familiarietà" con Sabretoth e varie situazioni e frasi da "deja vu" evidenziano una grande cultura "mutante" dell'autore). Certo, a qualcuno può rimanere la curiosità di sapere come X-Chris Claremont avrebbe immaginato la storia, ma quello che è più importante è che i miei timori iniziali di vedere distrutto il fascino di Wolverine da una storia che ne svelasse tutti i misteri, erano infondati . In definitiva poco è cambiato, quello che davvero sappiamo più di prima è solo un nome. Per sapere di più basterà solo attendere il (già annunciato) seguito.  SNIKT!

 

(19/2/2003)

 

Special thanks alla redazione di elektra.too.it,

che ci ha concesso di presentare in anteprima questo articolo

poi pubblicato anche sulla loro rivista.

 

   

 

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