L'Uomo Ragno di Paul Jenkins

di Fabio Volino

 

(c) Marvel ComicsIndubbiamente non deve essere stato un compito facile (e non lo è tuttora) per questo scrittore anglosassone essere affiancato ad un grande professionista come Straczynski autore di uno dei più bei cicli dell’Uomo Ragno di sempre. In pratica il vero fulcro della storia ragnesca oggi si svolge solo ed esclusivamente su Amazing Spider-Man e si verrebbe quasi indotti a dire che Peter Parker: Spider-Man sia solo una collana di ripiego.

Non è così.

Perché se Straczynski si concentra alla grande sull’ Uomo Ragno, Jenkins descrive altrettanto stupendamente il mondo che gira attorno all’ Uomo Ragno, anzi, a Peter Parker, vero protagonista della testata. Suo indubbio merito è l’ essersi incentrato sulla figura di zio Ben: insomma, è stato lui il motore che ha spinto a divenire Peter ciò che è ora ed in quarant’ anni di storie pochissime volte si è parlato approfonditamente di lui, al massimo vi era Peter che diceva:”Ah, zio Ben, se non avessi fermato quel ladro, perché da grandi poteri bla bla bla”. Bene, oggi abbiamo capito finalmente perché zio Ben sia stato una figura principale nella vita di Peter Parker, rendendolo un eroe prima ancora che acquisisse superpoteri. E tutto ciò descrivendo azioni tipiche nella vita di un ragazzo americano, quale ad esempio l’ andare a vedere una partita di baseball.

Il tutto descritto con uno stile semplice ed asciutto, che coniuga alla perfezione comicità e tragedia (tratto tipico di Peter David, di cui oseremmo dire che Jenkins segue bene le orme), in un mix tra realtà e fantasia. Esempio recente di ciò il racconto “Gli Eroi Non Piangono”, una storia in cui l’ Uomo Ragno, pur essendo protagonista, non compare mai poiché frutto della immaginazione di Lafronce, un bambino afroamericano che vive in un quartiere povero e che per evadere dalla triste realtà che lo circonda si inventa un amico immaginario, un Uomo Ragno del suo stesso colore di pelle (questa per me è stata una sorpresa davvero inaspettata) che diventa il centro del suo mondo e  grazie al quale riesce a scaricare tutte le sue frustrazioni ed a trovare il coraggio di andare avanti e a maturare.

Insomma, ben vengano le storie di Straczynski (non vedo l’ ora di gustarmi le sue sei storie consecutive a partire da giugno), ma decisamente Paul Jenkins non lo fa rimpiangere. Anzi. Perché a volte basta davvero poco per ideare una buona storia, a volte basta solo saper usare bene la propria fantasia.

(23/05/2002)

 

   

 

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