Confessioni

di Matteo Losso

 

(c) Marvel ComicsLe serie “Ultimate” sono ambientate in una sorta di “universo parallelo” al Marvel universe ufficiale. I nomi dei personaggi e le tematiche di base delle serie sono rimasti inalterati, ma le avventure di Spider-Man e degli X-Men (in futuro anche degli Ultimates e... di Hulk!) si sviluppano affondando le loro radici nel nuovo millennio e con alcune modifiche sostanziali rispetto alle versioni originali. Prendiamo il caso di “Ultimate Spider-Man”. Lo Spidey di  Stan Lee e Steve Ditko nasceva in piena guerra fredda e con la paura di un imminente olocausto nucleare, quindi era naturale che Peter fosse punto da un ragno radioattivo. In quello di Brian Michael Bendis e Mark Bagley, invece, figlio degli anni ‘90, della logica delle multinazionali e dei timori legati alla manipolazione genetica, il nipote di Ben e May non può che essere punto da un ragno geneticamente moficato dalla compagnia di Norman Osborn, che spera di ottenerne un brevetto dalle incredibili potenzialità economiche. A parte questa palese differenza socio/politica, Bendis non sta realizzando un semplice remake delle storie dell’Uomo Ragno, ma anzi inserisce in continuazione numerose novità al “mito del ragno”, anche in quelli che sono le fondamenta della sua continuity. Il rapporto tra Peter e Mary Jane Watson ne è un esempio lampante. La MJ del Marvel Universe è una ragazza apparentemente frivola e spensierata, una sorta di “contraltare modaiolo” al Peter “secchione e sfigato”, mentre nella realtà “ultimate” è una ragazza riflessiva e studiosa, molto più simile caratterialmente a Peter. Nel corso degli anni, poi, abbiamo scoperto che la MJ “originale” era a conoscenza dell’identità segreta di Peter sin dai suoi esordi, avendolo visto uscire in costume dalla casa di Zia May. In “Ultimate Spider-Man”, invece, il rapporto di amicizia e grande fiducia fra i due personagi sfocia in “Confessioni”, la storia pubblicata in Italia su “Ultimate Spider-Mann°8, in cui Peter rivela a Mary Jane il suo sensazionale segreto.

La storia si svolge interamente nella camera di Peter e Spider-Man (in quanto costume, ragnatele, scazzottate...) non appare neppure in una vignetta. L’intero episodio è incentrato sulle figure dei due ragazzi, sul rapporto speciale che li unisce e che chiaramente non è una semplice amicizia. Bendis e Bagley lavorano benissimo insieme. L’artist segue alla perfezione le indicazioni dello sceneggiatore e riesce a dare alle tavole un taglio ed un ritmo ottimali per le varie scene e per l’atmosfera generale della storia, sposandosi alla perfezione con i magnifici dialoghi  e le “pause” creati da Bendis.

(c) Marvel ComicsDalla lettura dell’albo scaturiscono anche altre differenze fra lo Spidey “originale” e quello “ultimate”... In un periodo come il nostro, in cui i comics americani non sono più una forma di intrattenimento di massa, ma una passione per pochi “eletti”, Bendis può tranquillamente scrivere una storia in cui Spider-Man non appare mai, cosa che probabilmente sarebbe stata impossibile a Stan Lee. Ma sopratutto, in  anni in cui è fondamentale parlare di sesso a scuola ed in famiglia, per prevenire le terribili malattie a trasmissione sessuale e le “solite” gravidanze indesiderate (USATE IL PRESERVATIVO! Piccola pubblicità progresso), l’episodio si chiude con Zia May che, sospettosa dei rumori provenienti dalla camera di Peter, “convince” Mary Jane a tornare a casa ed un inizia un discorso del tipo “Sai di quella cosa?” ad un imbarazzatissimo ed incredulo Peter... Ma il “discorsetto”, comunque, gielo aveva già fatto lo Zio Ben... Grazie Brian e viva Ultimate Spider-Man!

(21/05/2002)

 

   

 

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