Poptopia

di Matteo Losso

 

(c) Marvel ComicsIl recente arrivo di Grant Morrison e Frank Quitely ha portato nuovamente sotto la luce dei riflettori  la storica serie “Gli incredibili X-Men” di Marvel Italia. Ma la “serie regina” del panorama mutante non equivale unicamente alla collana “New X-Men” realizzata dall’acclamato duo scozzese, considerata la presenza sulle sue stesse pagine della storica “Uncanny X-Men”, giunta oltre la quattrocentesima (!) uscita negli States. La “rivoluxione” nel parco degli x-autori ha portato alle redini di “Uncanny” lo scrittore Joe Casey, noto ai più per un interessante ciclo di “Cable”. La scelta dello writer è sembrata ai maggiori commentatori del settore un segnale ben preciso: voler affiancare allo “spirito rivoluzionario” di Morrison qualcuno che invece avrebbe potuto realizzare storie godibili e ben innestate nella tradizione della serie, sia per tematiche che atmosfere, senza interferire col lavoro e con gli ambiziosi progetti dello stimato collega... Dopo aver letto “Poptopia”, la prima saga completa realizzata da Casey, ci si rende conto che per una volta gli “esperti” l’hanno proprio detta giusta...

La storia in breve. Kurt, Bobby e Warren vengono inviati a Londra per una duplice missione: investigare sulla popolazione mutante “underground” della capitale inglese e “recuperare” Jono Starsmore, alias Chamber, uno dei componenti di Generation-X che Xavier vorrebbe portare nella sua scuola. Risultato? Starsmore al momento ha una storia con una giovane cantante pop, che sembra follemente innamorata di lui e gli da per un breve periodo serenità e fama (gli da anche qualcos altro, a dirla tutta...): dunque se ne frega di Xavier e del suo “sogno di convivenza pacifica tra homo sapiens e superior”. I mutanti che vivono nelle fogne di Londra, un po' come i Morlock, dal canto loro decidono di non fidarsi della x-posse e immediatamente dopo vengono orribilmente decimati da tale Mister Clean, un misterioso tizio chimicamente modificato ed assoldato per ucciderli tutti, sempre come i Morlock nella splendida storia “Massacro mutante” di Chris Claremont e John Romita Jr. Solo che i Marauder avevano ben altro fascino... Mentre Jono se la spassa con la sua starlet, i tre X-Men affrontano Mister Clean e vengono sconfitti (!). E Warren, tanto per cambiare, sta quasi per subire la stessa sorte patita durante il già (troppo) citato Massacro Mutante... Poi arriva Logan. E Mister Clean fa una brutta fine. Alla fine i “morlock inlgesi” decidono di restare nelle fogne e di spostarsi semplicemente in periferia, mentre Chamber si rende conto di essere stato usato dalla popstar per “cambiare target” e si unisce al resto della squadra.

(c) Marvel ComicsIn fin dei conti la storia è piacevole e scorre via tranquilla, fin troppo a dir il vero! “Poptopia” è una saga leggibile ed a tratti persino avvincente, ma non dice nulla di nuovo, nè sui personaggi nè sul contesto del Marvel Universe. Non solo non viene alterato in nessun modo lo “status quo” delle sottobosco mutante (almeno uno dei reietti avrebbe potuto seguire Wolvie & soci!), ma anche i personaggi principali “recitano la loro parte”, senza le poco gradite (dalla dirigenza Marvel) “rivoluzioni” , ma anche senza introspezione. Insomma, è una storia carina, ma non lascia nè crea nulla. Mi sorge il dubbio, però, di giudicarla così negativamente soprattutto perchè, giocoforza, la affianco idealmente al lavoro di Morrison sulla “testata gemella”. In altri periodi “di magra” uno scrittore come Casey magari mi sarebbe potuto sembrare più bravo. E spero quantomeno di poter conservare questo dubbio, anche se alcuni elementi sparsi quì e lì nella storia non promettono benissimo... Ad esempio, l’idea che sia stata una non meglio identificata “Chiesa” a modificare Mister Clean per renderlo adatto alla “caccia al mutante” e che addiritura sia stato un “Papa” ad ordinargli lo sterminio dei mutanti nelle fogne di Londra è abberrante, se non addirittura blasfema. E potrebbe essere uno dei modi in cui Casey ha deciso di “ribellarsi” all’imposizione di avere le “mani legate” a livello di evoluzione dei caratteri e della continuity: inserire quanti più elementi di “finta rottura” (come il bacio in realtà fasullo tra Logan e Jean o la critica superficiale allo show-businnes) e di cultura “alternativa” (i rave party o gli “scultori contemporanei” sfiorati da Jono).

Tavola di Ashley Wood (c) Marvel ComicsDiscorso disegnatori. I primi due capitoli sono stati disegnati dal bravo Ian Churchill, che ha però abbandonato la serie per dissapori con lo scrittore a storia in corso. Churchill è un giovane artist esploso ispirandosi a gente come Jim Lee e Todd McFarlane, il suo tratto è notevole, dinamico e ricco di particolari, ma l’artist non è (ancora) un grande narratore per immagini. La costruzione della tavola è ordinata ed abbastanza leggibile, ma denota una certa inesperienza nella scelta delle inquadratura e nella “sequenzialità”. La sua prova, però, in definitiva va promossa con la sufficienza. Altrettanto non si può fare con la sua scelta di abbandonare una “serie nella serie” a metà, anche se, tutto sommato, il risultato delle storie conclusive non è affatto da buttar via. Il team Sean Phillips/schizzi, Mel Rubi/matite e Danny Miki/chine, evidentemente composto in fretta e furia, si è occupato del terzo capitolo ottenendo un risultato onesto. Un plauso va fatto sopratutto all’inker Danny Miki, capace di rendere omogeneo ed abbastanza dettagliato un numero che aveva tutti i presupposti per non esserlo. Grazie all’abbandono di Churcill, poi, nell’ultimo episodio abbiamo la possibilità di vedere all’opera l’amatissimo Ashley Wood, che si occupa di definire a suo modo gli schizzi realizzati sempre da Sean Phillips, matitista da sempre capace di scegliere le inquadrature adatte e di dare il giusto ritmo alle varie tavole. Il tratto “grezzo”, sporco e nervoso di Wood richiama alla mente il lavoro di grandi autori come Bill Sinkiewicz, Jae Lee o Frank Teran, ma lascia anche intravedere qualcosa di nuovo, personale e molto interessante. Basta ammirare come Wood abbian “narrato visivamente” lo scontro tra Mister Clean e Wolverine per rendersene conto: un concentrato di adrenalina, violenza e rabbia a dir poco perfetto per la scena. Attendo con ansia i suoi prossimi lavori sui personaggi Marvel e sono disposto a scommettere su di un brillante futuro per questo giovane talento nella Casa delle Idee.

(14/05/2002)

 

   

 

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