Benkei a New York

di Daniele D'Aquino

 

(c) Mori / TaniguchiPur non essendo un grande appassionato di manga, quando leggo sulla copertina di un albo il nome di Jiro Taniguchi, per me l’acquisto è imprescindibile.

Sarà che sono rimasto folgorato dal capolavoro minimalista “L’uomo che cammina” o dal suo stile influenzato dalla cultura occidentale ma contemporaneamente fedele agli stilemi del fumetto giapponese, fatto sta che adoro il suo modo personalissimo di raccontare per immagini.

E’ stata una bella sorpresa perciò trovare in edicola e non solo in fumetteria, dove di solito è confinato il fumetto d’autore, “Benkei a New York” (brossurato, 218 pp. in b/n, € 3.10, edito nel dic. 2002 dalla Star Comics), da lui disegnato su testi di Jinpachi Mori.

Si tratta di sette “diabolical hard-boiled story”, ambientate in una cupa New York, che ruotano attorno al tema della vendetta, violenta e spietata.

Il protagonista, Benkei, è un paffuto killer sui generis: non ama le pistole, ha l’hobby della pittura (falsifica quadri) e ha un senso riparatore e punitivo della giustizia.

Lui è la nemesi. Compie vendette su commissione, le sue vittime sono persone che devono pagare per il dolore che hanno cagionato, la sua visione del mondo è disincantata ma mai distaccata.

Ogni episodio dell’albo cattura l’interesse del lettore, e non solo grazie all’elegante segno di Taniguchi, che comunque è un piacere per gli occhi.

Il merito va ascritto anche a Mori, per aver creato un personaggio così particolare e di spessore, e aver ordito trame avvincenti che coniugano azione, umanità e poesia.

Da comprare assolutamente.

(26/06/2003)

 

   

 

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