Real Crimes

di Daniele D'Aquino

 

“Chi ben comincia è a metà dell’opera” è un proverbio che mal si addice a “Real Crimes”, il nuovo mensile a fumetti che ad aprile ha esordito nelle edicole di Milano, Bologna e Roma.

Il perché di questa affermazione sarà ben chiaro ripercorrendo la cronistoria del progetto. Tutto nasce un paio di anni fa nel capoluogo emiliano, più precisamente sulle pagine de “Il domani”, dove lo scrittore Paolo Staderini racconta in forma narrativa casi di cronaca nera e resoconti di crimini realmente accaduti. Le storie sono illustrate dal giovane Ivan Mantovani, coadiuvato dal fratello Alex.

A un certo punto, Staderini e i fratelli Mantovani decidono di trasformare quei racconti in una serie a fumetti, e per affrontare una simile sfida contattano il gruppo Inventario, guidato da Giuseppe Palumbo, che accetta di partecipare all’iniziativa. Il progetto così prende vita e pochi mesi prima dell’uscita del numero uno, su “Scuola di Fumetto” viene pubblicata una storia breve, ottenuta montando alcune tavole che Ivan Mantovani aveva disegnato per il quotidiano. E qui scoppia il caso. Infatti qualche lettore si accorge che molte vignette sono copiate (e a volte fotocopiate) da quelle di Eduardo Risso.

Mantovani si è giustificato dichiarando che i tempi di realizzazione delle illustrazioni erano strettissimi e quindi, un po’ per mancanza di tempo e un po’ per inesperienza, è dovuto ricorrere a mezzucci poco professionali.

Peccato, poiché questa ingenuità è costata il posto a Mantovani e ha gettato una luce negativa sull’intero progetto, che ha subito una revisione e un inevitabile slittamento (il primo numero era inizialmente previsto per il dicembre 2003).

Ci tengo comunque a ribadire che l’accusa di plagio non ha nulla a che vedere con la serie attualmente in edicola, ma “solo” con il suo predecessore illustrato.

Lasciamo ora da parte il tema scopiazzature e concentriamoci sulla collana, che “intende ripercorrere per immagini i più sconvolgenti eventi criminosi del secolo appena trascorso, facendo ricorso alla migliore documentazione possibile”.

Qualcosa di molto simile è stato visto nella serie “True Crime Stories”, pubblicata a episodi su Lanciostory, scritta da Cinzia Tani (giornalista e scrittrice che bazzica spesso in televisione) e disegnata da Angel Fernandez. E credo ci si riferisca proprio a questo prodotto, quando nell’editoriale del primo numero (un po’ troppo autocelebrativo) si precisa che “mai è stata proposta al pubblico italiano – o almeno mai con il vincolo di un progetto a lunga scadenza, rigoroso nella sua scansione di albi mensili – l’avventura illustrata di storie maledette”.

In ogni albo verrà trattato un caso diverso e a far da collante tra le varie storie ci penserà il criminologo Adam Hunt, nelle vesti del Narratore (personaggio simpatico e riuscito, nonostante l’aria da saputello). Esteticamente la serie si presenta con un formato molto più vicino al comic book che al bonelliano, con una grafica sobria, giocata sui tre colori “tematici” nero, rosso  giallo.

Passando ai contenuti, nel primo numero è affrontata la storia di Lady Die (soprannominata così per la sua somiglianza con Lady Diana), che nel 1983 sparò ai suoi tre figli e simulò l’aggressione di uno squilibrato. Nel secondo invece sono presenti tre storie, unite dal fil rouge della passione, della gelosia e del tradimento.

Nessuna serie all’esordio è esente da difetti, però quello principale di Real Crimes credo stia proprio nei suoi intenti: le due sceneggiature di Staderini puntano più su una ricostruzione fedele che su una narrazione avvincente, dimenticando forse che questo è un fumetto e non un atto processuale. Nel primo numero la suspense è praticamente inesistente e già dopo poche pagine si capisce tutto. Va meglio nel secondo albo, in cui la lunghezza ridotta delle storie giova al racconto, che diventa più serrato e coinvolgente. Il prossimo episodio sarà incentrato sulla famosa strage alla Columbine High School e sono proprio curioso di vedere come verrà trattato quel clamoroso avvenimento. Spero soprattutto che lo script non si limiti a seguire pedissequamente la vicenda, ma la elabori aggiungendovi elementi di interesse, senza per questo snaturare lo spirito realistico della collana.

Dal punto di vista dei disegni il livello complessivo mi sembra discreto, considerando anche che, escluso il veterano Palumbo (supervisore e autore dello storyboard del primo numero), il resto del gruppo è composto da giovani esordienti, tra cui va sicuramente segnalato Alessandro Vitti, disegnatore dallo stile personale e incisivo.

Concludo augurando alla serie una lunga permanenza in edicola: nonostante le magagne che emergono qua e là, mi sembra un progetto sicuramente meritevole.

 

“Real Crimes”, brossurato, 80 pp. in b & n, € 2.00, Edigold

 

(11/6/2004)

 

   

 

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