L'ostile

di Daniele D'Aquino

 

L'ostile (c) Coniglio EditoreIl 10 Aprile ha fatto il suo esordio in edicola “L’ostile” (spillata, 68pp., € 3.50), rivista della Coniglio Editore (Blue, X-Comics, Scuola di Fumetto) nata da un’idea di Dario Morgante, Roberto Carvelli, Alessandra Sabatini e Luisa Montalto.

Si tratta di un magazine politicamente impegnato, no global e pacifista, che unisce fumetti underground e cultura alternativa.

L’apertura è affidata a un conciso editoriale (“…voglia di non comprare manco un bullone targato Usa, voglia di entrare ad Aviano e smontargli i cacciabombardieri uno per uno. Voglia di ostilità. Con amore, smack”) e a un brillante articolo sul cactus, pianta scelta come logo del mensile.

Poi si parte con numerose rubriche, che spaziano dalla moda al cinema, dai graffiti alla musica. Interessanti le interviste a Massimo Coppola, veejay di Mtv, e a Don Vitaliano Della Sala, il prete “disobbediente”.

Da segnalare anche “E vai Brasi! (Un secolo di guerre italiane)” e “Il ritorno dei media mutanti”, una carrellata sulle televisioni locali autogestite.

Per quanto riguarda i fumetti pubblicati in questo numero, sono rimasto invece un po’ deluso.

Bitch” del pluricensurato Miguel Angel Martin è una storiella senza troppe pretese su pasticche e discoteche.

A seguire c’è “Grrl scouts”, serie realizzata da Jim Mahfood in cui tre giovani spacciatrici si scagliano contro banche e multinazionali. Come dire, criminalità della strada vs. criminalità in doppiopetto.

Le multinazionali sono il bersaglio anche del primo episodio di “Junk”, dove l’autore, Alberto Corradi, ci narra di un viaggio a Venezia “corrotto” da McDonalds e Disney Store. L’hamburger batte il ponte di Rialto, Topolino stravince sulla Basilica di San Marco.

Va un po’ meglio con “Amarillo Enamorado” serie adolescenziale firmata dal promettente David Lopez.

Non poteva inoltre mancare (giustamente), uno spazio dedicato alla satira. Manco a dirlo, la vittima della mordace matita di Alessio Spataro è Silvio Berlusconi, la cui figura comunque aleggia in tutta la rivista, così come lo spettro del comunismo si aggirava per l’Europa. Scelta obbligata. Scontata. Comunque si sorride.

La critica che più mi sento di muovere rispetto ai fumetti qui presentati è la loro convenzionalità di fondo. Possibile che per essere alternativi si debba per forza parlare, superficialmente, di multinazionali e droga (cosa che succede in tre storie su quattro)? Ferma restando la professionalità del lavoro, soprattutto dal punto di vista grafico, mi sembra che il modo in cui vengono trattati certi temi siano la caricatura del mondo underground.

Come associare l’Italia a pizza, spaghetti e mandolino.

Queste considerazioni comunque non mutano il mio giudizio positivo sulla rivista. E’ intelligente, agile, ben impaginata. Non mi resta che augurargli una lunga permanenza in edicola.

(30/4/2003)

 

   

 

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