I classici del fumetto: Max Fridman

di Francesco Farru

 

Un volume, qualsiasi volume, può avere tanti difetti: impaginazione, colori, testi, rilegatura, tutto è suscettibile di errore. Difficilmente però ad essere sbagliato è il titolo. Ma si sa, ogni regola ha la sua eccezione, e nella benemerita iniziativa de “I Classici del Fumetto” di Repubblica c’è anche un volume dal titolo sbagliato. Stiamo parlando del ventesimo volume della serie, erroneamente intitolato Max Fridman. Intendiamoci, non si tratta di un errore vero e proprio, in definitiva due terzi dell’albo sono dedicati per l’appunto a Max Fridman, e forse più che di errore bisognerebbe parlare di semplice scelta sbagliata. Il fatto è che risulta una scelta macroscopicamente sbagliata, e non tanto perché non totalmente fedele al sommario, quanto perché, dando al volume il nome di uno dei personaggi invece che quello del suo autore, si corre il rischio di svilire  i meriti di quest’ultimo. “Quest’ultimo” è  Vittorio Giardino, un grandissimo della nostra scena fumettistica, uno degli autori italiani più apprezzati in tutto il mondo (i suoi libri sono tradotti in ben quindici lingue e pubblicati in una ventina di paesi), un maestro indiscusso della cosiddetta linea chiara, ma soprattutto un grandissimo narratore; un autentico “romanziere a fumetti”. Ed un bellissimo romanzo è sicuramente quel suo “Rapsodia Ungherese” che apre il volume di Repubblica, prima avventura di Max Fridman, seguito dall’altrettanto entusiasmante “La Porta d’Oriente”. In queste due opere c’è tutta l’arte di Vittorio Giardino: la perfezione e l’eleganza dei suoi disegni, la meticolosa riproduzione degli ambienti, i perfetti ritmi narrativi, il gusto per la ricostruzione storica, ma soprattutto la suspance e l’intrigo degni dei migliori romanzi gialli. Entrambe ambientati negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale, Rapsodia Ungherese e La Porta d’Oriente rappresentano tuttora due delle migliori produzioni di Giardino, due storie indimenticabili e assolutamente imperdibili per chiunque si definisca un appassionato di fumetti. Chiudono il volume otto storie brevi, otto perle dove non compare il malinconico Max Fridman, ma che comunque rappresentano un altro centinaio di pagine di Fumetto (con la F maiuscola) di assoluta qualità. Un volume imperdibile insomma, e se queste poche righe non vi hanno ancora spinto a sganciare questi miseri 4 euro e 90, provate a pensare a quanto spendereste in libreria per procurarvi i volumi originali che raccolgono queste storie: una cinquantina di euro potrebbero non bastarvi. Quindi correte in qualche edicola fornita o al servizio arretrati de La Repubblica e procuratevi il volume, ma, per favore, non chiamatelo semplicemente “Max Fridman”: questa è “l’Arte di Vittorio Giardino”.

 

(19/5/2004)

 

   

 

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