Si chiama Brad Barron

di Giampaolo Giampaoli

 

Brad Barron (c) Sergio Bonelli EditoreSi chiama Brad Barron ed è il nuovo eroe di casa Bonelli. È il protagonista di una serie, che già dal primo numero è stata  destinata ad esaurirsi in un breve ciclo di soli diciotto albi. Un esperimento editoriale innovativo, in un periodo in cui il fumetto italiano, purtroppo, non naviga affatto in buone acque.

Ma chi è Brad Barron? Il suo creatore, il versatile e vulcanico Tito Faraci (già collaboratore di alcune serie di alto livello come Diabolik) aveva promesso di presentare la storia e il suo protagonista nei primi quattro numeri e così è stato. Adesso sappiamo che Brad è un ex combattente del secondo conflitto mondiale (addirittura fu partecipe dello sbarco in Normandia) e che, dopo una brillante carriera di professore e un saggio sugli extra terresti, assiste all’invasione ad opera dei Morb del suo pianeta.

Si tratta di un genere fantascientifico apocalittico stile anni Cinquanta. Un’esperienza nuova per la Sergio Bonelli Editore, ben diversa sia da Nathan Never che da Legs Weaver. Ma non pochi anni orsono già Giovanni Luigi Bonelli si era cimentato in una serie con l’invasione degli extra terrestri: “I conquistatori dello spazio”, un fumetto che solo i veterani ricorderanno. Brad Barron, palesemente ispirato nell’aspetto all’attore George Clooney, è oggetto di grande interesse da parte degli alieni. Non è uno come gli altri: ben presto i Morb si rendono conto delle sue notevoli capacità fisiche e intellettive. Allora addirittura temono che possa in qualche modo trasmettere la sua forza agli altri prigionieri, incitandoli alla rivolta. Nei primi due numeri, l’eroe di Tito Faraci viene messo costantemente alla prova dagli invasori, che come antichi romani lo fanno combattere contro i loro mostri, alla stregua di un gladiatore. Il noto sceneggiatore sceglie di inserire tra una vicenda e l’altra, la narrazione degli eventi passati attraverso il viaggio nella memoria del protagonista, con il risultato di arricchire di interesse la sua saga

 Da un punto di vista grafico il risultato appare buono: il copertinista Fabio Celoni gioca bene con i colori e, attraverso il vecchio metodo del contrasto, riesce a far risaltare il protagonista dallo sfondo apocalittico. All’interno i vari disegnatori interpretano il personaggio a loro piacimento, come è di tradizione in casa Bonelli. C’è una notevole cura nei  particolari scenografici, ispirati ai simboli dello stile fantascientifico apocalittico.

Eccoci infine agli albi tre e quatto, l’ultimo attualmente nelle edicole. È in queste storie che emerge la reale particolarità della serie: d’ora in poi, numero dopo numero, nelle avventure di Brad Barron lo stile fantascientifico si fonderà con altri classici stili narrativi. Nell’albo tre l’eroe di Tito Faraci ha vissuto una vicenda western, nel quattro, invece, torna alle sue origini di saldato, con una storia di ambientazione bellica. Le scenografie non cambiano, ma il taglio narrativo sì. Insomma, si dimostra che la stessa avventura la si può vivere in modi diversi, a seconda che si voglia uno sviluppo horror, western, comico e così via. Nel terzo albo Brad Barron ha incontrato la classica giovane vedeva con figlio a carico, tema presente in varie pellicole western di successo, a cominciare da “C’era una volta il west”, con Charles Bronson. E nel numero quattro? Correte in edicola per saperlo.

 

(17/8/2005)

 

   

 

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