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Nick Raider

di Daniele D'Aquino 

 

Ci sono serie in cui la continuity è pressoché inesistente e quindi un acquisto saltuario non pregiudica la comprensione delle storie.

E’ il caso di Nick Raider, testata che, nonostante le frequenti voci di chiusura, continua tranquillamente la sua corsa verso il numero 200.

Pur non essendone un assiduo lettore, ogni tanto ne compro qualche albo, nella speranza di trovarvi una buona avventura poliziesca e gli ultimi due numeri, il 172Detective privato” e il 173Il dossier Ki-On”, da quel punto di vista non mi hanno deluso.

Entrambe scritte da Stefano Piani e disegnate rispettivamente da Rossano Rossi e Giancarlo Caracuzzo, sono due storie rigorose, godibili, dal ritmo sostenuto.

La prima è un giallo che ruota attorno alle classiche foto compromettenti, la seconda è invece un intrigo in cui è coinvolta anche la CIA: realizzazione professionale, disegni buoni, ma…c’è un ma.

E non riguarda tanto i singoli albi, quanto la serie in generale.

La caratterizzazione di Nick e dei suoi comprimari è infatti troppo debole, manca quello spessore psicologico che rende un personaggio vivo, tridimensionale.

Mentre altre testate (Magico Vento ad esempio) sono sorrette sia da buone trame, sia dalla perfetta recitazione e dalla solida definizione di protagonisti e personaggi secondari, Nick Raider si appoggia unicamente sulla forza dell’intreccio.

E se questa viene a mancare, rimane ben poco…soltanto le splendide copertine in stile pittorico di Mastantuono.

Ma quelle possiamo ammirarle anche senza comprare l’albo.

(9/11/2002)

 

   

 

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