Rigel (c) Elena De Grimani / Fabrizio Palmieri

 

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Elena Dè Grimani

a cura di Stefano Perullo

 

Rigel (c) Elena De Grimani / Fabrizio PalmieriCiao Elena e benvenuta nel salottino virtuale di AmazingComics.it. Che ne diresti di iniziare questa nostra chiacchierata iniziando a parlarci un po’ di te, dei tuoi hobby, delle tue passioni, dei tuoi tic? Con questa domanda vorrei fornire un tuo profilo personale al di là del fatto che lavori nel campo dei Fumetti. Quando sei nato? Dove? Quali sono le tue passioni...

 

Sono nata a Roma il 26 febbraio 1975, e dopo aver vissuto in citta'per tanti anni, ho realizzato il mio sogno e mi sono trasferita in campagna, dove vivo con Fabrizio, il mio ormai quasi marito, 21 gatti, 3 cani, un cavallo, un merlo indiano ed un numero imprecisato nonché in costante crescita di pesci.

Per i tic.....ne ho a dozzine, sono un  po' psicotica....uno tra tanti, ogni volta che sono sotto stress mi schiaccio la punta del naso...

Adoro i giochi di ruolo, i videogiochi (online e non), e i miei amici.

Pochissimi, ma buoni.

Ah! Mi vesto da strega cattiva....

 

C’è un momento specifico della tua vita, un singolo episodio che ti ricorda l’attimo in cui hai deciso di voler lavorare nel campo dei fumetti?

 

Quando frequentavo le elementari, ho iniziato a disegnare storie interminabili sui quaderni "extra large" (quelli brossurati che contengono il doppio delle pagine di quelli normali).

Erano storie fatte a penna, senza la matita, e quello e' un vizio che mi e' rimasto (non uso la matita infatti).

Ogni mattina, quando arrivavo in classe, i miei compagni mi chiedevano se ero andata avanti con la storia, e si passavano il quaderno per leggere "la nuova puntata".

E' andata avanti così fino al liceo, e non ho mai smesso.

 

Come sei approdata al mondo dei fumetti, hai seguito degli studi oppure sei totalmente autodidatta?

 

Direi autodidatta: in realtà ho frequentato il liceo artistico (frequentato e' una parola grossa: ho perso due anni per cattiva condotta, mi hanno sbattuta fuori dalla scuola....non ci andavo mai, quindi non erano molto contenti di me. Ottimi voti in italiano, materie artistiche etc., una schiappa in quelle scientifiche, e una pessima condotta. Non ero un elemento gradito) e una scuola di fumetto, che pero' frequentavo un giorno si' e quindici no .

 

Leggendo la tua biografia (!) in giro nella rete ho appreso che hai iniziato la tua carriera di cartoonist auto-producendoti. Perché si una scelta del genere?

 

L'autoproduzione e' arrivata per....sbaglio.

Il primo numero di Rigel doveva essere anche l'ultimo, nonche' unico.

Non pensavo di fare la fumettista.....avevo messo dei soldi da parte lavorando come groom in una scuderia (all' epoca il mio futuro era diretto verso la carriera che avevo seguito per 11 anni, ovvero istruttrice di equitazione, carriera poi abbandonata perche' mi sono fracassata non so piu' quante ossa) e con quei soldi avevo pensato, essendo appassionata di fumetti, di stamparmi un albetto tutto mio con "materiali professionali", che sembrasse un "vero" fumetto, diciamo, da regalare ad amici e parenti a natale.

Poi il tipografo mi ha svelato la terribile verita' del rapporto prezzo-tiratura....e scoprendo che per 50 albi spendevo la stessa cifra che avrei speso per farne 1500, mi sono detta "ma si', perche' buttare via tanti soldi, ottenuti oltretutto spalando cacca di cavallo e dando lezioni sotto al sole di agosto e al gelo di febbraio?".

Cosi' ho scoperto quanto ingombranti potessero essere 1500 copie di un fumetto: avevo la camera letteralmente invasa di carta.

" e che ci faccio adesso"?

La risposta venne da mia madre, che pur di vedermi scendere da cavallo (aveva una paura tremenda) avrebbe fatto patti col diavolo: mi disse che voleva pagarmi lo stand e la trasferta a LuccaComics, per andare li' col fumetto e provare a vedere se vendeva.

La mia reazione :" Mamma...ma chi vuoi che ci si fili!!!" ("ci" sta per me e Fabrizio: Rigel e' stato anche un parto suo)

La sua risposta" tu intanto vai, e vedi. Male che vada, avrai sbolognato qualche copia".

Cosi' , tra il serio e il faceto, abbiamo preso armi e bagagli e siamo partiti per LuccaComics (non senza aver fatto disperare la segreteria e l'organizzazione della fiera per mesi, da bravi ignoranti: non sapevamo come si prenotasse uno stand, e nemmeno come compilare correttamente il modulo di adesione).

E invece a Lucca ando' bene: oddio, la nostra bella figura da "cugini di campagna" l'abbiamo fatta, davanti agli addetti ai lavori e non...nemmeno sapevamo COSA fossero i distributori.

Quando uno di loro si avvicino' allo stand per prendere delle copie e fare un ordine, ha dovuto rinunciare perche'....non potevamo rilasciare fattura.

E che ne sapevo che dovevo avere una partita IVA per poter vendere ai distributori?

E soprattutto,  chi sapeva che esistessero "entita' mistiche" denominate distributori?

Insomma, parecchi addetti ai lavori, tra risate e occhiate sconvolte, ci spiegarono come "partire".

Tornati a Roma, abbiamo aperto una partita IVA.

Lo abbiamo comunicato ai distributori che ci avevano contattati in fiera, e....sorpresa, ecco arrivare i primi ordini.

Pochi mesi e la tiratura era esaurita.

E tutto e' iniziato cosi'.

Poi sono arrivate le recensioni, i premi, gli articoli, la gente iniziava a parlarne in giro...ma nessuno era piu' sorpreso di noi.

Lo siamo ancora, a dire il vero: non ringrazieremo mai abbastanza tutti quelli che hanno puntato su Rigel a quei tempi, senza di loro non sarebbe successo nulla.

 

Rigel (c) Elena De Grimani / Fabrizio PalmieriProvo a fare l’avvocato del diavolo … perché si ricorre alla auto-produzione? Perché si è fermamente convinti delle proprie capacità artistiche, e della qualità del prodotto che si vuole presentare al pubblico? Oppure perché non si ha la pazienza di percorrere la solita monotona trafila presso un editore? O, ancora, per paura di ricevere dei rifiuti?

 

Boh, veramente non lo so....come ti ho raccontato, all'epoca del primo numero di Rigel nemmeno sapevo che quella che stavo facendo si chiamasse "autoproduzione".

Ho continuato a farla perche' guadagnavo bene, e potevo permettermi di continuare a stampare, ma in realta' non c'era nessuna velleita' artistica o di "indipendenza editoriale" da parte mia quando ho iniziato.

Ho saputo solo poi che Rigel era un'"autoproduzione" e io "un'indipendente": mai stata nell'ambiente del fumetto fino ad allora, nemmeno tra i lettori piu' appassionati: certi termini non li conoscevo nemmeno.

 

Con quali speranze mandasti in stampa il primo RIGEL? Ci vuoi raccontare qualche aneddoto riguardo il tuo stato d’animo nel periodo che è intercorso tra la produzione e la diffusione del primo numero di RIGEL?

 

Te l'ho detto, totale ignoranza. Non sapevo nemmeno cosa stessi facendo.

Di certo, quello che ricordo, e' che quando mia madre ci convinse a partire per Lucca con Rigel, io e Fabrizio ci siamo guardati in faccia pensando "ma che stiamo facendo?".

L'abbiamo presa come una gita.....con una cosa nuova da fare.

E ci siamo ritrovati in ballo.

 

Un aneddoto.....dopo aver saputo che avremmo stampato tutte quelle copie ( e si ventilava l'ipotesi LuccaComics) i miei amici, che stavano vicino a me al computer mentre "assemblavo" la copertina, mi dissero "scrivici 'numero1'!!! dai dai cosi' sembra una serie!!".

E di fatto cosi' e' stato...

 

Il volume riscosse un gran bel successo nelle fumetterie, al punto che oggi è di fatto introvabile. Immagino che le tue aspettative furono più che premiate. Oggi, con l’esperienza che hai maturato, ripeteresti questa esperienza?

 

Guarda, a livello professionale si', anche se cambierei molte cose, col senno di poi.

Non avendo pensato da subito a Rigel come ad un prodotto che sarebbe finito nel "giro", l'abbiamo fatto molto alla "boh, come viene viene" senza studiare nulla (marketing, tratto, tutta una serie di cose che conosci di certo meglio di me).

Adesso, potessi tornare indietro con la coscienza di ora, mi preparerei un po' meglio...

E di certo non commetterei mai piu' errori come quelli commessi all'epoca, specialmente a livello umano.

Troppa fiducia verso persone che non la meritavano, che alle fiere ti salutano "baci e abbracci" e poi ti piantano coltelli nella schiena.

Ma anche quella era mancanza di esperienza.

 

Dopo alcuni anni, e questa è storia dei nostri giorni, hai lasciato la carriera “solista” e sei passata con l’etichetta Cult Comics. Perché questa decisione?

 

Anche li', in realta' non e' stata una scelta nostra.

Mai avremmo pensato che un editore potesse interessarsi a Rigel.

Poi un giorno ci e' arrivata una mail da Francesco Meo, che ci ha spiegato chi era, dove lavorara e quali erano le sue intenzioni e proposte, e ci siamo detti "ma si', perche' no?".

Mai avremmo avuto noi il coraggio di presentarci ad un editore! Non ci avevamo mai nemmeno pensato.

E non sapevamo nemmeno come farlo, tra le altre cose.

 

In qualche modo sei stata incoraggiata dal grande successo riscosso, sotto la medesima etichetta, dal RAT-MAN di Ortolani?

 

Ortolani e' un modello da seguire, lo ammiro tantissimo.

Ma francamente no, non abbiamo deciso di accettare la proposta della Panini pensando al successo di Rat Man: non e' il marchio che fa un fumetto, sono i lettori che ne decretano il successo, indipendentemente dal marchio in copertina.

Semplicemente, ci e' piaciuto Meo, ci sono piaciuti i ragazzi e le ragazze della Panini, ci siamo trovati molto bene con loro, e abbiamo deciso per il si'.

 

Che differenze hai riscontrato tra l’auto-produzione ed il lavorare sotto l’egida di un grande editore? La panini ti ha imposto qualche limitazione o ti ha lasciato piena libertà creativa?

 

Come creativita', assolutamente perfetto.

Posso fare quello che voglio e la caratterizzazione dei personaggi viene lasciata a me ed a Fabrizio.

Come note tecniche, sia sul disegno che sui testi, c'e' un controllo severo: e per me e' fondamentale fare e rifare, devo imparare ancora tanto.

Meo in questo e' anche un maestro, oltre che una bella persona.

Mi sta insegnando tantissimo.

 

Non ti dispiace che Rigel sia distribuita solo nelle librerie specializzate?

 

Certo, preferirei una distribuzione anche su Marte ^_^ Ma mi fido delle scelte editoriali della Panini. Avevo delle perplessita', che poi sono state smentite clamorosamente dalle vendite.

E questo e' un primo passo: se tutta la serie andra' cosi', non e' detto che non si faccia un esperimento diverso, con prezzo molto piu' popolare e distribuito non solo in fumetteria.

Ma vedremo...la serie e' ancora a meta', vediamo se continua ad andare cosi' prima di parlare ^_^

 

Rigel (c) Elena De Grimani / Fabrizio PalmieriParlaci un po’ di RIGEL. Cosa narra?

 

E' la storia di una vampira che vorrebbe tornare umana, della sua amicizia con Tinebra, uno spirito della natura, e dei loro intrecci con tutta una serie di trame e sottotrame legate al mondo degli esseri umani e delle creature della notte.

 

Perché, secondo te, è un fumetto che merita di essere letto? In cosa si differenzia?

 

Dovresti chiederlo a chi lo legge e lo apprezza: io davvero non lo so.

Lo scrivo con Fabrizio, lo disegno, punto e basta...non ci metto una grande strategia commerciale, lo ammetto.

Io stessa mi chiedo cosa piaccia di Rigel.

Ma mi va bene cosi', anche senza una risposta, se le cose procedono in questo modo ^_^

 

Ci riveli qualche anticipazione inerente i futuri sviluppi delle avventure di RIGEL?

 

In questa serie, Rigel si trovera' molto vicina ad ottenere il cento per cento di cio' che voleva.

Ma scoprira' che non tutto era come aveva immaginato...

Per la prossima serie, anche se e' gia' scritta, non posso anticipare nulla ^_^

 

Domanda molto scontata (dunque non mi offendo per la risposta scontata): quanto c’è di tuo in RIGEL?

 

Tutti i lati negativi, il pessimo carattere, la permalosita', la possessivita', l'infantilismo, l'acidita'.

 

Inizialmente scrivevi personalmente le avventure di RIGEL. Ora, invece, collabori con Fabrizio Palmieri. Ci puoi spiegare il perché di questo cambiamento?

 

In realta' se guardi i vecchi albi Fabrizio ha sempre collaborato.

Semplicemente, siccome lui e' ancora piu' orso della sottoscritta, se possibile, Rigel e' sempre stata identificata con me, perche' io ero quella che piu' si faceva vedere su internet, ero io a mantenere i contatti su forum e newsgroup, ero io in prima linea alle fiere.

Ora le cose sono cambiate, anche perche' mi sono staccata parecchio dal web, e scrivo su pochi forum e sulla mailing list di Rigel.

Per il resto, evito un confronto troppo diretto, lo limito alle mail private ed alle fiere.

Non amo il tiro al bersaglio, e su internet capitano cose troppo sgradevoli.

Ho lasciato IAF per questo motivo: ho postato li' per anni, da prima di autoprodurmi quasi, e forse per il mio carattere abbastanza acido, forse per certe mie reazioni, mi sono meritata un trattamento niente male ( e sottolineo: di sicuro, col mio caratteraccio, me lo sono meritato in pieno).

Ormai li' Rigel e' un argomento tabu': o se ne parla male, o la si ignora.

Chiunque dica una cosa positiva su Rigel in quel gruppo, viene preso a male parole o ridicolizzato.

Ho preferito allontanarmene, e dedicare il poco tempo che ho per il web a luoghi virtuali che mi gradiscono di piu', che criticano anche ma che non stigmatizzano qualcosa per puro principio.

Mantengo comunque contatti stretti con gli iafers che mi reputavano una persona normale e non una specie di squalo.

Gli altri di certo non piangono la mia assenza, quindi siamo contenti entrambi.

 

Con l’approdo alla Paninicomics hai, come dire, azzerato (a mio avviso giustamente) il passato della tua eroina. Non credi che questa operazione, che da un lato è quanto mai utile per avvicinare nuovi lettori, possa in qualche modo scontentare i fans della prima ora?

 

Il rischio c'era, fortunatamente la cosa e' stata limitata a pochi casi.

Del resto, una ripulita era necessaria.

 

Nel corso della miniserie attualmente in via di pubblicazione torneranno tutti i personaggi apparsi nei vecchi volumi?

 

No, grazie a dio no....

 

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione (siano esse fumettistiche che extra-fumettistiche)?

 

Le campagne di GdR con i miei amici, i libri di Anne Rice, e tanti ma tanti ma tanti film.

 

Trovi seccante che qualcuno etichetti il tuo lavoro definendolo Manga all’italiana?

 

No, affatto: trovo molto piu' seccanti certi attacchi acidi al mio lavoro detti da piu' o meno mimetizzati addetti del settore su internet.

Non per gli attacchi in se, ma perche' non trovo molto professionale attaccare in pubblico una persona del tuo stesso campo.

Guarda caso poi, tutti spuntati adesso che Rigel e' della Panini.

I lettori-e-basta, invece, possono dire quello che vogliono dove vogliono: ne hanno pieno diritto.

 

Di certo, invece, so che trovi seccante che qualcuno parli di Rigel considerandolo un po’ come una risposta nostrana (e cartacea) al serial TV “Buffy the vampire slayer”. Perché credi sia sorta questa convinzione (per me erronea anche per motivi anagrafici, Rigel è più anziana!)?

 

Beh, perche' non ho mai seguito Buffy in vita mia, i riferimenti di Rigel sono fin troppo chiari (Anne Rice, Masquerade etc) e mi spiace che nessuno li veda.

Ma ora Buffy e' di moda, quindi...

 

Se dovessi azzardare una ispirazione, io direi che le caratteristiche di Rigel sono in parte mutuate da Blade, l’uccisore di vampiri inventato per la Marvel Comics da Marv Wolfman e Gene Colan. Sono Fuori strada?

 

Fuori strada....odio il vampiro alla "Blade": troppo coatto per i miei gusti ^_^

 

Credi che nel tuo futuro lavorativo ci sia posto anche per qualcosa di diverso da Rigel? Che progetti hai per il futuro?

 

Al momento, di pronto-per-essere-disegnato, c'e' la seconda serie di Rigel, la serie completa di Luna, e un fantasy cyberoide, piu' un monografico in endecasillabi sui lupi.

 

Rigel (c) Elena De Grimani / Fabrizio PalmieriTi piacerebbe confrontarti con alcune delle Icone del fumetto italiano?

 

Non troppo, non credo proprio di esserne in grado ^_^

 

Ho notato che tu sei una presenza abbastanza costante in vari forum. Cosa preferisci del dialogare con i tuoi lettori?

 

Il poter dare risposte in tempi brevi, sia sui complimenti sia sulle critiche.

Ma odio i maleducati e gli irrispettosi, e su internet c'e' da fare una bella cernita: sono troppi.

Purtroppo recentemente qualcuno del settore mi ha accusata pubblicamente di aver mollato i contatti su internet dopo aver avuto la pubblicazione alla Panini.

Doloroso, specialmente visto che la persona che lo ha fatto mi conosce abbastanza da sapere che non sono una persona cosi' meschina.

Semplicemente, intervengo dove la gente mi vuole e, soprattutto, pur criticando anche aspramente se crede, ha comunque del rispetto per il mio lavoro.

Anche perche', dimmi tu, che dovrei rispondere a chi dice cose come "ma esiste chi legge questa roba?"

Che senso avrebbe una mia risposta? Semplicemente non ce n'e' bisogno.

Ma chiunque fosse interessato puo' contattarmi via mail, sulla ML di Rigel o in vari forum "civili": se vengo chiamata non mi tiro mai indietro.

Mi espongo meno di prima, tutto qui.

Anche per motivi di tempo.

 

Non ti disturba il fatto che qualcuno possa criticare, celato nell’anonimato, duramente il tuo lavoro?

 

Prima mi disturbava molto.

Adesso quantomeno ho dietro di me una sicurezza: che piaccia o non piaccia il mio lavoro, un grosso editore mi ha ritenuta almeno degna di pubblicazione, di mettere il suo marchio su qualcosa disegnato da me.

E' un punto di partenza, anche se di certo devo migliorare tantissimo.

Gli insulti (da non confondere con le critiche) arrivano per tutti gli autori, anche i piu' grandi, basta fare un giro sul web.

Figuriamoci se non possono capitare a me, che sono l'ultima arrivata.

Ma adesso riesco quantomeno a riderci su.

Ascolto le critiche che possono aiutarmi a crescere tecnicamente: smontature e insulti servono solo come sfogo a chi li fa, non certo a me.

 

Qual è il tuo metodo di lavoro? E, se ne hai una, come è strutturata la tua giornata lavorativa tipica?

 

Disegno in qualunque momento possibile, e il mio metodo di lavoro e' estremamente "pecione", come diciamo a Roma.

Faccio un layout a penna su fogli extra strong, e poi ripasso tutto sempre a penna con tratti leggerissimi su fogli definitivi.

Poi inchiostro con la stessa penna e correggo col bianchetto e col computer in fase di scansione.

Non uso la matita, non mi ci trovo proprio.

 

Che consiglio daresti ad un giovane disegnatore che desidera intraprendere la carriera professionistica?

 

Di lavorare come un pazzo, e non solo sulla tecnica: anche e soprattutto sulle...orecchie.

Imparare a foderarsele perche' al minimo segno di successo, anche piccolissimo, i veleni si sprecano.

tenere duro in questa fase.

E disegnare, disegnare ed ancora disegnare.

 

Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film visto a cinema?

 

"Il preludio a Dune: la casa di Atreides",  lo sto finendo in questi giorni.

Il film, e' stato "le due torri".

 

Credo proprio che sia tutto. Grazie mille!

 

Grazie a te ^_^

 

(12/2/2003)

 

Vi consigliamo di visitare lo splendido sito

www.interlunium.it

interamente dedicato a Rigel.

 

   

 

www.amazingcomics.it