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Roberto Recchioni

a cura di Stefano Perullo

 

Asia (c) Roberto RecchioniBenvenuto sulle pagine virtuali di AmazingComics.it, Rrobe! Che ne diresti di iniziare a riscaldarci cominciando a parlare un po' di te?

 

Ho ventinove anni, sono un appassionato di cinema (Sam Peckimpah è il mio regista preferito) e romanzi di genere... gioco sporadicamente (male) a pallacanestro e spesso (bene) agli sparatutto in multiplayer (sì, sono un videogiocatore convinto). Ho un cane bellissimo e una splendida ragazza che non mi merito.

 

C'è stato un momento della tua vita in cui hai preso piena consapevolezza della volontà di fare il fumettista?

 

A tre anni dissi a mia madre che da grande volevo fare i fumetti: non ho mai cambiato idea.

 

Da quanto tempo sei un "fumettista", ovvero da quanto tempo lavori professionalmente nel campo dei fumetti?

 

Professionalmente lavoro dall'età di 19 anni.

 

Hai iniziato come disegnatore o come sceneggiatore? Ricordi il tuo primo incarico?

 

Sceneggiatore, disegnatore e curatore. Il mio primo incarico è stato ideare, scrivere e disegnare (anche se il mio numero come disegnatore non è mai uscito) la serie Dark Side per la BiDi presse. Era una serie vampirico-supereroistica da edicola... credo che fosse il primo, o secondo, non sono mai stato sicuro, tentativo italiano di fare superpupazzi.

 

Personalmente quale dei due ruoli preferisci ricoprire?

 

Sono strettamente legati. Per me l'importante è raccontare le storie... se un bel disegno non racconta, per me è inutile.

 

Dal punto di vista lavorativo chi ritieni siano i tuoi punti di riferimento?

 

Se intendi i grandi ai quali guardo: Bernet, Toth, Eisner, Munoz, Miller, Nagai, per quello che riguarda i fumetti... Elmore Leonard, Stephen King, Dashiel Hammett per la letteratura... Sam Peckimpah, Samuel Fuller, Don Siegel per il cinema.

 

Logan (c) Roberto RecchioniSei ancora un lettore di fumetti, oppure l'essere un addetto ai lavori ti impedisce di leggere con immutato piacere? Cosa ti piace leggere in questo momento?

 

No, no. Leggo eccome... l'essere un addetto al settore ha solo reso più facile scroccare qualche volume. Per le mie letture... il Dago di Wood e Gomez,  i fumetti di Diego Cajelli e quelli di Tito Faraci, Tex, la roba di Miller, le cose di Tim Sale, l'Immortale di Samura, Magico Vento, Berserk, la roba più estrema di Nagai,  tutta la roba di Warren Ellis, qualcosa di Morrison, tutto quello che disegna Cassaday.... e un mucchio d'altra roba che sto dimenticando.

 

Tra poco più di cinque mesi l'EURA varerà una nuova serie mensile nel formato classico Bonelliano. Il suo nome ci appare di per sé carico di misteri e di promesse . Mi riferisco ovviamente a John Doe, il personaggio co-creato da te e Lorenzo Bartoli (leggete l'intervista che Lorenzo ci ha rilasciato, per saperne di più, NdMaT). Che cosa ci puoi dire di questo progetto?

 

Poco. L'uscita è prossima ma per ragioni strettamente narrative non possiamo dire assolutamente nulla riguardo a tematiche e soggetti.

 

Qual è stata la gestazione del progetto JD? Ci puoi raccontare qualche retroscena?

 

Più o meno ho scritto tutto nei diari che appaiono su vari forum e newsgroup internet (a proposito, se volete il prossimo lo mando anche a voi). E' stata una gestazione molto rapida, diversa da quelle decennali che hanno caratterizzato le ultime produzioni italiane di altre case editrici. Questo non significa che sia stata una cosa fatta alla buona... anzi! Però è un modo più vitale e istintivo di affrontare il lavoro... per molti versi è un approccio più "all'antica" di concepire la produzione a fumetti.

 

L'idea di proporre nelle nostre edicole un nuovo personaggio completamente made in Italy è partita da una vostra proposta o da una precisa esigenza della Eura?

 

E' stata l'Eura a chiederci qualcosa che andasse bene per un mensile monografico... fortunatamente io e Lorenzo avevamo gia in mente una possibile serie che ci sembrava adatta per una serializzazione mensile.

 

L'Eura vi ha lasciato carta bianca (fidandosi di voi dopo il buon successo di Napoli Ground Zero) oppure vi ha dato delle direttive ben precise?

 

Nessuna direttiva... abbiamo avuto molta libertà creativa sotto tutti i punti di vista (anche se poi, a certe regole non scritte dell'editoria, bisogna comunque sottostare).

 

John Doe (c) Eura EditorialeCi puoi confidare qualche indiscrezione riguardo lo staff dei disegnatori? Ad esempio ci puoi dire da chi è composto e, magari, da chi sarà disegnato il primo albo (e perché no, il secondo, il terzo, ecc).

 

Sì, tranquillamente. Il primo numero è di Emiliano Mammucari, il secondo di Walter Venturi, il terzo di Giuseppe Manunta, il quarto di Marco Farinelli e Luca Bertelè, il quinto di Andrea Accardi, il sesto di Riccardo Burchielli, il settimo di Marco Guerrieri, l'ottavo di Fabio Mantovani... e per ora ci fermiamo qui. Abbiamo qualche altra sorpresa ma preferiamo tenerla ancora segreta.

 

Il progetto John Doe nasce con la volontà di presentare ai suoi lettori una storia che abbia un inizio ed una fine oppure che sia una avventura infinita sullo stile dei fumetti made in Bonelli?

 

Nessun editore italiano prende in considerazione l'idea di una serie "a termine"... se John Doe avrà successo, continuerà.

 

Ed a proposito del colosso di Via Buonarroti . Come ci si sente ad apprestarsi ad uno scontro diretto con un editore che praticamente non ha concorrenza?

 

Sinceramente, non sento molto questa "concorrenza". La Bonelli ha  il suo pubblico, l'Eura anche. Noi ci rivolgiamo in primo luogo ai lettori Eura... se poi ne arriva qualcuno che segue anche i Bonelli, ben venga.

 

La serie avrà una continuità narrativa ferrea oppure ogni episodio sarà leggibile a sé stante?

 

Ha una continuity precisa ma ogni numero sarà leggibile autonomamente.

 

Avete mai pensato di applicare anche a JD la regola delle iniziali uguali? In altre parole avete mai pensato di battezzarlo, che so, John Joe?

 

Hehehhe... no, anche perché il nome non lo abbiamo inventato noi. John Doe, in tempi più civili, era il nome del cittadino medio americano, il signor "Mario Rossi" per intenderci... con gli anni il termine ha assunto una valenza diversa e adesso rappresenta un individuo senza identità... o un cadavere senza nome.

 

Per JD curerai solo le sceneggiature oppure ti dedicherai anche ai disegni?

 

Solo le sceneggiature. Come disegnatore sono straimpegnato su altri fronti.

 

Che tipo di sceneggiature realizzi? Molto dettagliate all'europea oppure appena accennate alla americana?

 

Molto dettagliate. Sono un precisino, specie per quello che riguarda macchine e armi. Lascio più libertà sulle inquadrature... ma non moltissima a dire la verità.

 

Studio grafico del nuovo personaggio CaravaggioQual è il tuo metodo di lavoro? E, se ne hai una, come è strutturata la tua giornata lavorativa tipica?

 

Per quello che riguarda le sceneggiature di John Doe l'approccio è molto preciso... studio molto, scrivo prima un soggetto di massima, poi vado alla ricerca della documentazione, ritorno nuovamente sul soggetto e infine sulla sceneggiatura. Per le storie libere che scrivo e disegno di solito parto da un'immagine disegnata, poi faccio dei bozzetti di massima e realizzo le tavole. I dialoghi li metto solo alla fine. E' un metodo di lavoro un po’ strano ma dipende dal fatto che le storie libere sono, per loro stessa natura, dei racconti che più di una struttura narrativa forte, hanno bisogno di un'idea di fondo forte. Per le miniserie (come la prossima: Caravaggio), ritorna invece il lavoro di ricerca e lo studio di "pre-produzione". Sull'organizzazione della mia giornata... sono un notturno. Mi sveglio tardi e lavoro fino al mattino. Per evitare d'annoiarmi salto spesso da un lavoro all'altro. Per il resto... qualche pausa caffè, una partita a CounterStrike e un ricorso smodato a internet e ai i suoi utilissimi motori di ricerca (mi chiedo come si potessero fare fumetti prima di Google e delle e-mail).

 

Come si scrive in coppia? Ti senti spesso con Lorenzo Bartoli?

 

Non si scrive in coppia.

King nel suo libro "On Writing" dice una cosa molto giusta a mio avviso: "si scrive con la porta chiusa e si rilegge con la porta aperta". Per John Doe è lo stesso. Io e Lorenzo abbiamo deciso i soggetti di massima per i primi 12 numeri e ce li siamo spartiti., poi ognuno scrive da solo il suo numero e dopo si rilegge e si modifica insieme. Sul sentirsi spesso al telefono... No, abitiamo troppo vicini!

 

Che cosa ti piace del raccontare storie?

 

La domanda contiene la risposta. Mi piace raccontare delle storie.

 

Quando scrivi, lo fai con il chiaro intento di rivolgerti ad un pubblico oppure scrivi per te stesso?

 

Scrivo sempre e comunque per un pubblico che poi mi leggerà. Non credo di aver mai realizzato una storia che poi, in un modo o nell'altro, non abbia trovato una via per la pubblicazione. L'idea di scrivere qualcosa che poi non troverà riscontro (anche negativo, non importa) mi risulta totalmente aliena.

 

Prima di salutarti, vorrei porti un'ultima domanda: quale consiglio ti sentiresti di dare a chi vorrebbe intraprendere la carriera di sceneggiatore?

 

Serra direbbe di "lasciar perdere"... io invece sono più possibilista e ritengo che il miglior consiglio che si possa dare è quello di affrontare questo lavoro con serietà. Bisogna leggere e guardare molto (fumetti, romanzi, film, videogiochi...), studiare a fondo la struttura narrativa e la grammatica del racconto... ma soprattutto, bisogna aver ben chiaro in testa che quello dei fumetti è un settore difficilissimo e che deve essere affrontato con estrema professionalità, cura e tanta ostinazione.

 

Grazie e buona fortuna per John Doe!

 

Grazie a te!

 

(3/2/2003)

 

   

 

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